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Città di Sant’Agata, l’ora più buia. Amata: «La società non c’è più, avanti chi vuole subentrare o rinunciamo all’iscrizione»

E’ l’ora più buia per il Città di Sant’Agata, che rischia di chiudere qui la propria storia sportiva.

A 48 ore dall’ultima partita di un campionato di serie D straordinariamente condotto sul campo dalla formazione bianco azzurra, con i playoff sfumati per appena due punti negli ultimi ’90 della stagione, il direttore generale Gianluca Amata ha ufficializzato lo stop alla programmazione per la prossima stagione e la disponibilità a chi volesse subentrare rilevando la società o per la cessione del titolo sportivo di serie D entro il 30 giugno. Qualora tale termine dovesse trascorrere infruttuosamente, non ci sarà alcuna iscrizione al prossimo campionato e dunque la realtà santagatese sarebbe destinata a spegnersi inesorabilmente.

Un epilogo amarissimo che tuttavia, per chi segue più o meno da vicino le vicende calcistiche locali, suona tutt’altro che come un filmine a ciel sereno, in un clima per certi versi pesante ormai da parecchi mesi. La conferma sono le parole stesse del dg Amata che non usa mezzi termini per rappresentare lo scollamento interno della dirigenza.

«Parlare di società è davvero paradossale quando invece c’è stato un lavoro enorme fatto da pochissimi, è stata più una ditta individuale che una società. È venuto meno nell’arco dell’anno quel supporto umano, economico, organizzativo da parte di chi componeva questo sodalizio ed aveva assunto impegni nei confronti dei colleghi dirigenti. Tutte le figure operative che hanno sempre garantito, quest’anno più che mai, la gestione ordinaria della società, sono appassionati dirigenti che non fanno questo lavoro per professione con una società alle spalle che li aveva delegati. Quando però viene meno quel vincolo solidaristico all’interno di un sodalizio, diventa tutto più difficile».

«La realtà che abbiamo creato e gestito ha le carte in regola per continuare per decenni a fare la serie D perché è riuscita a costruire credibilità ed avere un’organizzazione, ad avere tutta la fiducia di un ambiente sportivo nazionale che guarda al Sant’Agata come un modello. Non ci sono però le condizioni minime per programmare la stagione. La delusione è tanta, anno dopo anno c’è stato un gioco a tirarsi fuori, e chi è sempre stato presente e si è assunto le responsabilità oggi paga una situazione per scelte di altri. La società così come è stata concepita non esiste più, l’onere organizzativo, logistico, economico e gestionale per la stagione 2023/2024 è gravato sulle spalle di pochi, direi pochissimi appassionati e instancabili dirigenti che hanno tenuto alto l’onore di questa società».

Il Città di Sant’Agata è a disposizione fino al 30 giugno di tutti coloro che vogliono rilevare il titolo sportivo. Se non ci sarà nessuna manifestazione d’interesse a svolgere questa attività, in assenza di una nuova compagine societaria, organizzata, credibile, affidabile, il 1° luglio formalizzeremo la rinuncia alla partecipazione per la stagione sportiva 24/25 al campionato di Serie D».

Un epilogo amarissimo dunque di un’esperienza straordinaria ed entusiasmante negli ultimi quattro anni di serie D, piena di soddisfazioni ed orgoglio, cui secondo il direttore generale Gianluca Amata ha in qualche modo influito anche un ambiente locale troppo tiepido rispetto alle aspettative, all’impegno dei dirigenti ed ai risultati della squadra. Un malessere più volte evidenziato in stagione dalla stessa dirigenza.

«Un ambiente che partecipa sicuramente aiuta e ti dà grande soddisfazione e piacere nel fare le cose, noi invece le motivazioni le abbiamo dovuto trovarle dentro noi stessi e non è mai arrivato nulla dall’esterno. Col Ragusa abbiamo fatto 48 paganti, durante l’anno abbiamo sempre avuto una media di 150 persone tra abbonati, ingressi gratuiti dei ragazzi e qualche ticket, dunque stenderei veramente un velo pietoso. Già lo scorso anno non abbiamo avuto grandi presenze se non contro il Catania, quest’anno abbiamo veramente toccato il fondo».

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