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Donna partorisce in autostrada, intanto il punto nascita di Sant’Agata resta chiuso, nel silenzio.

La notizia diffusa quest’oggi del parto avvenuto in autostrada di una donna residente in un centro nebroideo che ha dato alla luce in macchina il suo bambino nel tentativo di raggiungere l’ospedale di Patti (per fortuna, cosa poi improntate è andato tutto bene, bimbo e mamma godono di ottima salute) non può che riaccendere i riflettori sulla sciagurata decisone di sospendere le attività del punto nascita dell’ospedale di Sant’Agata Militello , le cui attività ordinarie sono ferme dal mese di settembre.

Gli appelli e le rassicurazioni sulla pronta riattivazione del reperto sono caduti nel vuoto e pare che la questione, ancor più nel caos generale dell’emergenza Covid, sia caduta nel dimenticatoio da parte delle istituzioni preposte alla garanzia del diritto alla salute della popolazione nebroidea. Ad aggravare la situazione, nelle settimane appena precedenti l’esplosione dell’emergenza Covid, l’ulteriore penalizzante depauperamento dell’organico del personale del reparto.

Sulla vicenda si registra quindi una nuova nota da parte della Uil di Messina, che torna a puntare l’indice contro le scelte dell’Asp di Messina, indubbiamente penalizzanti per il territorio nebroideo e l’ospedale di Sant’Agata Militello.

“Avevamo ragione ed i fatti lo confermano!
Da mesi ripetiamo la necessità del ripristino della piena funzionalità del Punto Nascita di S.Agata Militello a tutela della salute delle partorienti e dei nascituri, ma sinora non siamo stati ascoltati né dal Governo Regionale né dall’ASP di Messina”. Lo scrive in una nota il segretario generale UIL FPL Giuseppe Calapai.
“Qualche giorno fa lungo l’autostrada per Messina l’automobile su cui viaggiava una donna costretta a recarsi all’ospedale di Patti per dare alla luce il proprio figlio è stata costretta a fermarsi ed a partorire nell’angusto abitacolo del mezzo senza alcuna assistenza medica e sanitaria e correndo gravi rischi non solo igienico-sanitari ma anche per la sopravvivenza della mamma e del bambino.
La UIL, la UIL FPL ed il Comitato “No alla chiusura del Punto Nascita” da tempo rappresentano la necessità del mantenimento del Punto Nascita e nonostante la massiccia mobilitazione di cittadini le istituzioni regionali e l’Asp di Messina hanno innalzato un muro che, a nostro giudizio, mortifica il diritto delle donne dei Nebrodi a partorire nel proprio ospedale di riferimento.
Per fortuna tutto è andato bene!
Ma se la vicenda si fosse conclusa in tragedia, oggi cosa verrebbero a dirci?
Ci auguriamo che l’episodio serva da insegnamento e che l’Assessore Regionale della Salute ed il Direttore Generale dell’ASP di Messina comincino ad operare in controtendenza abbandonando la politica dei tagli per il Presidio Ospedaliero di S.Agata Militello, garantendo il Punto Nascita ed il potenziamento dei servizi ospedalieri a tutela della popolazione dei Nebrodi”.

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