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Recovery plan, la rabbia di 66 sindaci del messinese. Chiesto confronto urgente ai governi nazionale e regionale.

Sono 66 i sindaci, rappresentanti di altrettanti Comuni della Città Metropolitana di Messina, firmatari di una nota ufficiale nella quale si chiede un incontro urgente alle autorità nazionali e regionali per evidenziare le problematiche del territorio di fatto escluso dalle strategie operative inserite all’interno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza recentemente approvato dal Consiglio dei Ministri.
I Sindaci ritengono che, con una tale prospettiva, la zona tirrenico nebroidea verrebbe condannata alla marginalità e da qualsivoglia orizzonte di sviluppo economico. Di seguito il documento:

I sottoscritti sindaci del comprensorio tirrenico-nebroideo, riuniti a Capo d’Orlando il 27/04/2021, hanno preso atto del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza approvato dal Governo e validato dal voto amplissimo del Parlamento. 

Il cosiddetto Recovery Plan, disegna le misure che dovranno dare attuazione in Italia al programma Next Generation EU, prevede investimenti per complessivi 222,1 miliardi di cui 191,5 miliardi previsti dal Recovery and Resilience Facility e 30 miliardi del Fondo Complementare, stanziato con l’obiettivo di attuare tutte le riforme proposte e ritenute valide.

I Sindaci ritengono che il Recovery Plan sia un’opportunità unica ed imperdibile, dopo la grave crisi legata alla pandemia, per rendere più forte la pubblica amministrazione, il sistema produttivo, qualificare e potenziare le infrastrutture di servizio al territorio, intensificare la lotta alla povertà, all’esclusione sociale e alle disuguaglianze.

Al tempo stesso, si denuncia il colpevole silenzio dei parlamentari messinesi che hanno votato a favore del piano senza tenere conto degli interessi del territorio provinciale che pare condannato alla marginalità. Né sembrano rispettati i criteri di distribuzione delle risorse basati su Pil, popolazione e disoccupazione, criteri che avrebbero dovuto assegnare al Sud Italia il 60% dei fondi del Recovery Plan e che invece, ha visto drasticamente ridotta questa percentuale al 40%.

Non è ben chiaro quante risorse siano destinate alla Provincia di Messina, ma è evidente che questa occasione è pienamente da sfruttare per il nostro territorio che paga un evidente deficit infrastrutturale oltre che un grave ritardo nel settore della innovazione e della modernizzazione a tutti i livelli. 

C’è un divario piuttosto ampio da colmare e devono essere messi in campo tutti gli sforzi possibili per riparare i danni economici e sociali della crisi pandemica e per recuperare le debolezze strutturali del nostro territorio. 

Si evidenzia, in particolare, la peculiarità turistica del territorio messinese, prima per numero di posti letto in Sicilia e principale destinazione da parte di visitatori italiani e stranieri. Le condizioni dello sviluppo turistico, però, devono essere assecondate con una serie di servizi e collegamenti viari, ferroviari e portuali che favoriscano il raggiungimento e la percorribilità di questo territorio da terra e da mare.

Si pensi alla necessità del completamento del raddoppio ferroviario Messina-Palermo nella tratta di 80 chilometri Patti-Castelbuono e che avrebbe indubbi benefici al fine di velocizzare i collegamenti e rilanciare l’economia, oltre che avere ricadute positive dal punto di vista ambientale e, in generale, per migliorare la qualità della vita dei cittadini.

Una rete di infrastrutture viaria moderna e funzionale, poi, necessaria anche per i collegamenti con gli aeroporti ed il sistema della portualità turistico – commerciale dell’Area Nebroidea non può prescindere dal completamento delle intervallive già avviate come la Patti-Taormina (con i primi due lotti già realizzati), la Ponte Naso-Sinagra-Randazzo, la Nord-Sud Santo Stefano di Camastra – Gela, tutte arterie strategiche in termini di sviluppo del turismo e dell’economia delle zone di montagna. Senza dimenticare la Rocca di Capri Leone – Tortorici – Randazzo – Catania che consentirà un collegamento veloce fra l’area Circumetnea e il versante nord dei Nebrodi con l’autostrada Messina Palermo, e permetterà di raggiungere l’aeroporto di Catania in meno di 45 minuti. Di quest’opera esiste uno studio di fattibilità commissionato dal Comune di Tortorici e realizzato dall’Anas.  Per redigere la progettazione esecutiva e’ stato sottoscritto un accordo di programma quadro tra la Regione Siciliana e l’Anas.

Inoltre, si rammenta che il Decreto Dirigenziale n°326/DG/2019/del 13 Settembre 2019 del Consorzio Autostrade Siciliane riguarda il “Progetto per la realizzazione dello svincolo Autostradale di Monforte S. Giorgio” sull’autostrada A/20 Messina – Palermo”. Si tratta di un’opera di vitale importanza strategica per la sicurezza e la viabilità dell’area di riferimento, oltre che un potenziale volano di sviluppo per il tessuto socio- economico-turistico e produttivo dell’intero territorio compreso tra Milazzo e Rometta Marea.

In considerazione di ciò, vi è la necessità di approfondire le linee di intervento contenute nelle macro-aree del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e, per questo, i Sindaci chiedono un immediato confronto con il governo nazionale e con la cabina di regia individuata dal Presidente del Consiglio dei Ministri con il compito di coordinare e verificare l’avanzamento del piano.

I Sindaci chiedono, altresì, di rideterminare la perimetrazione ed i criteri di individuazione delle aree ZES includendo il territorio delle aree tirrenico nebroidee compreso tra le zone portuali di Capo d’Orlando, Sant’Agata Militello e Santo Stefano di Camastra consentendo, così, di poter offrire condizioni di fiscalità di vantaggio ad ipotesi di sviluppo ed investimenti privati.

C’è l’obbligo morale, politico e sociale di dare voce alle istanze del territorio tirrenico nebroideo e i sindaci, autentici rappresentanti delle comunità, non possono e non vogliono rimanere in silenzio di fronte all’ennesimo affronto.

Non è possibile restare inermi davanti ad una simile distrazione di risorse, anche perché le stesse sarebbero state ugualmente trasferite nei successivi anni alle regioni del Sud e quindi anche alla Sicilia. Non si capisce, poi, con quale criterio dapprima si delimitino le c.d. Aree Interne e poi si disconoscano con scelte strutturali che le mortificano.

I Sindaci, con il presente documento, mettono in mora i parlamentari nazionali del sud Italia e della regione Siciliana e annunciano forme eclatanti di protesta in mancanza di risposte immediate.

F.to I Sindaci di:

Capo d’Orlando, Patti, Sant’Agata Militello, Acquedolci, Alcara Li Fusi, Antillo, Basicò, Brolo, Capri Leone, Capizzi, Caronia, Castel di Lucio, Castell’Umberto, Castelmola, Castroreale, Cesarò, Falcone, Ficarra, Floresta, Forza d’Agrò, Francavilla di Sicilia, Frazzanò, Furnari, Galati Mamertino, Gallodoro, Librizzi, Limina, Longi, Malvagna, Mandanici, Mazzarrà Sant’Andrea, Militello Rosmarino, Mirto, Moio Alcantara, Monforte San Giorgio, Montagnareale, Montalbano Elicona, Motta d’Affermo, Pagliara, Nizza di Sicilia, Naso, Novara di Sicilia, Oliveri, Pettineo, Piraino, Raccuia, Reitano, Roccella Valdemone, Roccalumera, Rodì Milici, San Fratello, San Piero Patti, San Salvatore di Fitalia, San Marco d’Alunzio, San Teodoro, Santa Teresa Riva, Sant’Angelo di Brolo, Santo Stefano di Camastra, Saponara, Sinagra, Torrenova, Tripi, Tusa, Ucria, Valdina, Villafranca Tirrena.

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