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Il blitz nel covo dei fratelli Mignacca

fratelli mignaccaSono state illustrate stamani nel corso di una conferenza stampa al Comanda provinciale dei Carabinieri di Messina le fasi che hanno portato al blitz di ieri mattina nel covo di Lentini(Sr) dove si nascondevano i fratelli Calogero e Vincenzino Mignacca, di Montalbano Elicona, latitanti dal 2008. Durante il blitz, il più grande dei due, Vincenzo Mignacca si è suicidato sparandosi un colpo di pistola alla tempia. L’operazione è stata condotta dai Carabinieri dei Reparti Operativi di Messina e Catania, coordinati dalla  Direzione Distrettuale Antimafia di Messina. A fare irruzione, il personale dei Carabinieri del Gruppo di Intervento Speciale (GIS) di Livorno i quali sono entrati  in un edificio sito in una zona rurale del comune di Lentini, individuato  quale covo dei sottonotati fratelli latitanti, elementi di spicco della famiglia mafiosa dei “tortoriciani” e capi del gruppo cd. “Mignacca”. Al suo interno erano nascosti        MIGNACCA Calogero Carmelo, nato a Castell’Umberto (ME) il 22/08/1972 e MIGNACCA Vincenzino, nato a Patti (ME) il 26/11/1967, entrambi latitanti dall’ottobre 2008 e con plurime condanne definitive all’ergastolo per associazione di stampo mafioso, omicidi, estorsioni, rapine ed altro. Nel corso dell’intervento il personale del GIS, dopo avere circondato la casa ed avere più volte intimato agli occupanti di uscire, sfondava la porta e faceva esplodere all’interno dell’abitazione dei flash bang, catturando, nell’ingresso, MIGNACCA Calogero, che non opponeva resistenza e risultava armato di una pistola calibro 22. Il fratello MIGNACCA Vincenzino, che era rimasto armato all’interno di una camera, durante l’intervento, per evitare la cattura, si suicidava sparandosi un colpo alla tempia con una pistola Beretta calibro 7.65 con matricola abrasa. Nel corso del sopralluogo effettuato con personale del RIS di Messina e della perquisizione dell’edificio, operata dai Carabinieri dei Reparti Operativi di Messina e Catania, venivano rinvenuti un giubbetto antiproiettile e le sottonotate ulteriori armi e relative munizioni:

–        pistola Beretta calibro 9×21 con matricola abrasa;

–        pistola Browning cal. 6.35;

–        fucile a pompa cal. 12 ;

–        due doppiette calibro 12 con matricola abrasa;

–        pistola mitragliatrice Skorpion con silenziatore;

–        fucile tipo Kalashnikov calibro 7.62.

Veniva anche sequestrato un computer portatile, materiale cartaceo vario ed una autovettura Volkswagen Caddy oggetto di furto nel 2011 in provincia di Catania. L’operazione è proseguita durante tutta la giornata ed ha portato, nel corso della notte, al fermo, con provvedimento della DDA di Messina, delle seguenti persone che nel corso delle indagini erano sono state individuate come facenti parte della rete di fiancheggiatori dei due latitanti:

–        GALATI SANSONE Sebastiano, cl. 1976;

–        GALATI SANSONE Giuseppe, cl. 1961;

–        GALATI SANSONE Oscar, cl. 1985;

–        LA FORNARA Salvatore, cl. 1954;

–        BONTEMPO VENTRE Carmelo, cl. 1973;

–        TILENNI SCAGLIONE Sebastiano, cl. 1986.

A queste, si aggiunge l’arresto, eseguito immediatamente prima dell’intervento, di CANIGLIA Giuseppe, cl. 1982, figlio del proprietario del fondo ove erano ospitati i latitanti, catturato nelle pertinenze dell’abitazione ove vivevano i due latitanti. L’attività tecnica eseguita (intercettazioni, servizi di osservazioni mediante telecamere, ecc.) dimostra come i predetti soggetti supportassero i due latitanti, fornendoli di quanto necessitavano (viveri, acqua, medicinali, ecc.), accompagnandoli negli spostamenti e sorvegliando l’area per individuare eventuali presenze sospette. La diversa provenienza geografica dei favoreggiatori, Lentini (SR), Randazzo (CT) e Tortorici (ME), è l’ulteriore  conferma della vasta e ramificata rete di appoggio di cui i fratelli MIGNACCA godevano. L’operazione è stata condotta impiegando personale dei Comandi Provinciali di Messina, Catania e Siracusa.

I fratelli MIGNACCA Vincenzino (classe 1967) e MIGNACCA Calogero Carmelo (classe 1972), latitanti dal 2008, quando la Corte d’Assise di Messina li condannò entrambi all’ergastolo con l’accusa di associazione mafiosa finalizzata all’esecuzione di omicidi, estorsioni, rapine ed altro, erano inseriti nell’elenco dei ricercati più pericolosi. In origine allevatori, in seguito titolari di una impresa di materiale edile (poi sequestrata) a Braidi, frazione di Montalbano, l’ascesa criminale dei fratelli MIGNACCA, in una zona posta a cavallo tra i territori del barcellonese e del tortoriciano, è stata abbastanza rapida. Il più grande Vincenzino, classe 1967, fu arrestato nell’ambito del blitz di polizia e carabinieri che sfociò, nell’autunno del 1991, nel famoso processo ai taglieggiatori dei commercianti di Capo d’Orlando ma, in mezzo alle numerose condanne riportate dagli imputati dei clan dei Bontempo Scavo e dei Galati Giordano allo storico processo di Patti, il maggiore dei fratelli, Vincenzino, fu assolto per non avere commesso il fatto. Successivamente, però, i due germani MIGNACCA caddero nella rete dell’operazione “Mare Nostrum” (223 arresti il 6 giugno 1994) che ha portato, nel 2011, alla condanna definitiva in Cassazione di Vincenzino a 4 ergastoli (erano 6 in primo grado) e di Calogero a 4 anni e 10 mesi per associazione a delinquere di stato mafioso e, il primo, per vari omicidi. Sono stati, inoltre oggetti delle operazioni “Romanza” (31 arresti il 31 marzo 2000) ed “Icaro” (44 arresti il 29 novembre 2003), condotte dalla DDA di Messina, che sgominarono la ripresa delle attività criminali dei clan tirrenici e nebroidei, seguiti all’azzeramento conseguente all’operazione “Mare Nostrum”. La riunificazione dei procedimenti “Romanza” e “Icaro” diede vita ad un unico processo anche se, a ridosso della sentenza di primo grado, i fratelli MIGNACCA, a piede libero ma sottoposti alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale, si resero latitanti dandosi alla fuga. Infatti arrivò per entrambi la condanna all’ergastolo, confermata in Cassazione lo scorso anno, per associazione a delinquere di stampo mafioso, vari omicidi, estorsioni, rapine ed altri reati. Tra i numerosi omicidi per i quali i fratelli MIGNACCA sono stati individuati quali autori materiali o mandanti si citano:

–        l’omicidio Maurizio Vincenzo IOPPOLO, già “esattore” delle tangenti per conto dei Bontempo Scavo nella zona di Brolo ed eliminato quando aveva pensato di “mettersi in proprio”.

–        l’omicidio di GUIDARA Giuseppe, avvenuto in Sant’Angelo di Brolo nel settembre del 1996, cagionato per assicurarsi un “pizzo” sulle false assunzioni di braccianti agricoli e sulle conseguenti provvidenze economiche gestite dalla vittima;

–        l’omicidio di BARTOLONE Vincenzo, avvenuto in Tripi nel maggio del 1996, cagionato da rivalità di mestiere e asserite attenzioni della vittima per BUGGE’ Stefania, successivamente divenuta moglie del MIGNACCA Vincenzo;

–        il tentato omicidio di ALOSI Nunziato, avvenuto in Barcellona Pozzo di Gotto nel giugno del 1997, cagionato da rivalità di mestiere ed esigenza di riaffermare il loro “primato” criminale nel territorio;

–        l’omicidio di MANIACI BRASONE Calogero, avvenuto in Brolo nel gennaio del 1997, cagionato dalla necessità di assicurare un clima di “tranquillità” alle case da gioco gestite dall’organizzazione criminale.

Dai processi è peraltro emerso come i MIGNACCA avessero costituito, all’interno dell’associazione mafiosa, un proprio sottogruppo (Gruppo cd. Mignacca) che veniva gestito paritariamente dai due fratelli.

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