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“Verboten” alla GADAM. Una mostra da non perdere

Presso la GADAM,  Galleria d’arte di San Marco D’Alunzio, è’ stata inaugurata, domenica 8 marzo, la mostra personale “Verboten” del pittore palermitano Alessandro Marchese, curata da Rosario Motta e Davide Monastra. Emblematico il titolo scelto per l’esposizione: Verboten, che in tedesco significa “vietato”.  Verboten era anche il timbro messo su tutte le opere d’arte proibite durante il terzo Reich, perché considerate indecenti , contrarie ed incompatibili con l’ideologia nazista.
mostra verbotenIl leitmotiv della mostra è l’eros, esplicito ed esplicitato in tutte le possibili varianti, in modo ironico e dissacrante, – masturbazione maschile e femminile, omosessualità, pratiche bondage e sadomaso – enfatizzando gli aspetti più degradati ed oscuri, mostrando un rapporto con il proprio corpo o con quello delle partners in cui viene messo in evidenza il ridicolo e il nonsense. Il sesso, la violenza e l’estasi, che connotano le opere di Marchese, sono un richiamo alle correnti immaginative della storia dell’arte occidentale, che trova le sue radici in maestri come Bosch, Bruegel e Grunewald. Evidente poi  il riferimento al “Pornocrates” di Felicien Rops, per il simbolismo e l’ironica rappresentazione di una civiltà decadente. I corpi rappresentati da Marchese, nella loro deformità,  sono ipnotici: mettono lo spettatore di fronte alla cruda realtà, spogliata da tutte le sovrastrutture. I suoi “eroici” personaggi non hanno nulla di epico: mostruosi, grotteschi, immagine della realtà in cui viviamo. Sicuramente originale la scelta di esporre le opere di Alessandro Marchese. Una scelta  che, lungi dall’essere letta come volgare provocazione, tende piuttosto a stimolare il pubblico ad una visione nuova dell’arte, ad una concezione dell’opera artistica che riesca ad andare oltre il “riprodurre il quotidiano,  velato dalle sovrastrutture di sempre”.

Una ventata sprovincializzante, che irradia la GADAM di una nuova luce: un led carico di colori, portatore di modernità ed innovazione, in una realtà (la Gadam, appunto) che  grazie alla brillante iniziativa di Rosario Motta e Davide Monastra, rappresenterà negli anni a venire “l’ombelico dell’arte”  di tutto il comprensorio dei Nebrodi. La mostra non è stata dispensata da critiche, spesso frutto di un bieco moralismo che non riesce ad andare oltre l’immagine cosi come si presenta agli occhi dello spettatore. Ad ogni modo, non essendoci manifestazione artistica senza critica di sorta, qualsiasi giudizio critico non può che essere accolto, nella speranza che non vengano più scomodate le vuote categorie del “bello” e del “brutto”, ormai da troppo tempo abbandonate (almeno da chi, di arte, sostiene di intendersene). La GADAM, sin dalla sua apertura, non è solo una mera sala espositiva, ma rappresenta un luogo di dibattito, di confronto e di crescita, in cui ciascuno, liberamente,  può esprimere la propria visione del mondo o del quotidiano, e manifestare, attraverso l’arte, il proprio pensiero , magari rinnovando anche quello degli altri. La GADAM è arte, e come tale non può limitarsi a riprodurre il visibile, ma deve anche rendere visibile ciò che non sempre lo è. La Mostra, il cui ingresso è vietato ai minori di 16 anni,  sarà aperta sino al 12 aprile.

Salvatore Mancuso

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