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Pediatria, abuso di antibiotici ed altri farmaci, una triste realtà!

Nell’ultimo decennio l’Italia, ed in particolare il Sud, ha raggiunto livelli di consumo di farmaci, in particolare antibiotici (da 4 a 8 volte il consumo medio pediatrico nel resto di Europa), che non trova alcuna giustificazione scientifica se non quella dell’ansia genitoriale che vede nell’uso dei farmaci la salvaguardia della prole. I medici, spesso, non riescono a porre freno a tale andamento anche perché la mancata prescrizione induce il cosiddetto “medical shopping”, cioè il paziente non fidandosi del proprio medico continua a fare consultazioni sino ad avere una diagnosi ed una terapia di suo gradimento! Affrontiamo oggi l’argomento sul rischio di poter passare da un uso corretto, ad un abuso di farmaci, con il dott. Sandro Paparone, pediatria.

Dott. Sandro qual è il risultato dell’abuso di antibiotico terapia?

Quest’abuso di terapia ha portato l’Italia ai vertici mondiali  della resistenza agli antibiotici. La resistenza è la capacità del batterio di opporsi all’antibiotico.

Perché l’antibiotico non dovrebbe essere usato con questa frequenza?

In pediatria oltre il 70% di patologia infettiva è causata da virus, dunque non è necessaria, se non dannosa, la terapia antibiotica.

È  possibile determinare con strumenti diagnostici la necessità di antibiotico terapia?

Si! Oggi gli studi medici possono essere forniti di strumenti che indicano con buona precisione la necessità di un antibiotico, sempre unitamente al controllo clinico. I mezzi diagnostici più utilizzati sono il tampone faringeo per lo streptococco, il contaglobuli per vedere il numero dei globuli bianchi e la loro ripartizione. Con questi strumenti l’uso di antibiotici potrebbe essere davvero mirato.

A quali altri eccessi terapeutici sono esposti i bambini?

Altri abusi terapeutici sono quelli messi in atto per la febbre e per la tosse. Due sintomi, non due malattie, che segnalano che il sistema di difesa del nostro organismo è funzionante. La febbre è la prima arma di difesa che il nostro corpo mette in atto: innalzando la temperatura viene inibita la replicazione di virus e batteri. Il trattamento antipiretico andrebbe adottato solo dopo i 38,5-39, al fine di migliorare le condizioni generali; nessun senso ha intervenire sotto tali valori se non quello di impedire la normale attività difensiva del nostro organismo. La migliore cura è quella di fare vita riposata e bere abbondantemente, cosi come facevano le nostre nonne. La tosse è l’altro meccanismo di difesa che il nostro corpo utilizza. Il muco è praticamente lo spazzino delle vie aeree, cattura i germi e ne permette l’espulsione, ripulisce le vie aeree dopo un infezione; andrebbero trattate solo le tosse irritative, tosse secca, che è disturbante ed in realtà non svolge alcuna funzione utile.

Qual è il farmaco di cui i genitori abusano maggiormente?

Il farmaco per eccellenza, calma ansia genitoriale, è il cortisone che viene utilizzato come antipiretico, benché non sia tra le sue indicazioni terapeutiche, in quanto dà nella maggior parte dei casi un rapido sfebbramento, ma non cura alcuna infezione. Il cortisone è un immunosoppressore ed agisce bloccando il meccanismo di difesa dunque anche la febbre che ci è utile per difenderci; dunque il suo uso è illogico e a volte dannoso. Questo trova indicazione in pediatria principalmente per il trattamento dell’asma o delle malattie reumatiche.  In pratica blocchiamo il nostro sistema di difesa per sedare le ansie date ai genitori dalla febbre e dalla tosse che sono per l’appunto meccanismi di difesa.

Quale consiglio dare ai genitori?

Il consiglio è quello di affidarsi al proprio medico, non cercare di sostituirsi a lui. Se è necessario un farmaco sarà lui a deciderlo. Il genitore ha l’ansia, il medico la conoscenza scientifica e certamente non agisce per creare danno ma per salvaguardare la salute del piccolo che consiste anche, ed oggi principalmente, nel non somministrare farmaci inutilmente. Diffidare da chi che per sedare le ansie genitoriali consiglia antibiotici e cortisone ad ogni episodio di febbre e tosse. È il bambino a dover essere curato non l’ansia dei genitori!

Ringraziamo il dott. Sandro Paparone per la sua collaborazione

Alberto Visalli

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