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Omicidio Benedetto Vinci, in appello 14 anni per Francesca Picilli

Condanna a 14 anni di carcere, rispetto ai 18 della sentenza di primo grado, e trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica di Patti per rivalutare le eventuali responsabilità dei medici dell’ospedale Cervello di Palermo. È questo il verdetto della Corte d’Assise d’Appello di Messina nel processo a carico di Francesca Picilli. La ragazza è accusata di omicidio preterintenzionale per aver causato con una coltellata all’addome la morte del fidanzato Benedetto Vinci. Il giovane morì nella sua casa di Sant’Agata Militello nel Marzo 2012. Il procuratore generale aveva chiesto 15 anni con la concessione delle attenuanti generiche che sono però state escluse dalla corte.
“Siamo soddisfatti per la sentenza, per il mancato riconoscimento delle attenuanti e per là trasmissione degli atti sui medici alla procura, per cui ci siamo sempre battuti”. Questo il commento dei legali della famiglia, parte civile, Pippo Mancuso ed Alessandro Nespola. Francesca Picilli è difesa dall’avvocato Nino Favazzo. “Pur avendo registrato in grado di appello una sensibile riduzione di pena – sostiene l’avvocato Favazzo – la decisione non soddisfa ancora e non potrà che essere impugnata con ricorso in cassazione. In particolare, ciò che continua a non convincere è la qualificazione giuridica del fatto che, mantenuta in termini di omicidio preterintenzionale, si pone in stridente contrasto sia con le inequivoche risultanze dibattimentali, sia con la ipotesi, ravvisata dalla Corte di seconde cure, di una responsabilità concorrente a carico dei sanitari che hanno avuto in cura la vittima.”

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