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Il lungomare crollato, emblema di un paese abbandonato al suo destino!

A nessuno, è fin troppo ovvio, può essere addebitata la colpa di intemperie,  maltempo, o dei danni causati dalla natura. L’inerzia, l’immobilismo, l’incapacità politica amministrativa, quelle sì che possono essere addebitate a chiunque detenga nelle proprie mani il governo di una comunità. Oggi per Sant’Agata Militello quella ferita sempre più sanguinante, quello squarcio sempre più grave sul lungomare di Viale Regione Siciliana è l’emblema di un paese abbandonato al suo destino. In tredici mesi, dal 23 Ottobre 2014 al 22 Novembre 2015, solo qualche transenna, un nastro segnaletica e niente più, chissà forse solo qualche Preghiera affinché i marosi non infierissero ancora di più. Oggi, tredici mesi dopo, quel danno è diventato ancor più grosso.

La spaccatura che Domenica pomeriggio era evidente fin quasi davanti la caserma dei Carabinieri in poche ore si è trasformata in una vera e propria frana, grave tanto quasi quella di tredici mesi prima. Un danno che, evidentemente, si è raddoppiato o quasi, e che adesso interessa anche la sede stradale, visibilmente squarciata sul lato destro, a ridosso del marciapiede crollato. I primi provvedimenti urgenti sono stati la chiusura dell’intero tratto di strada sin a partire dal Museo dei Nebrodi. Emessa l’ordinanza di sospensione del mercato settimanale del Martedì.
Qualcuno ha persino l’ardire di affermare che la responsabilità è della Provincia che avrebbe dovuto intervenire per competenza. Giusto! Così non è stato, eppure l’ing. Sidoti Pinto, oggi in pensione, nel 2014 responsabile della viabilità provinciale lo aveva detto subito di adoperarsi perché le casse della provincia erano vuote. Peccato che se ieri ci volevano 600 mila euro per l’intervento oggi ci vorrà parecchio di più!

E al Comune di Sant’Agata in questi 13 mesi cosa hanno fatto per risolvere l’empasse? Quali tasselli hanno mosso per recuperare i soldi per l’intervento? Forse troppo complicato pensare, in appena 13 mesi, di reperire i fondi per l’intero consolidamento, ma perché non studiare ad esempio una soluzione tampone, una somma urgenza per l’installazione di una barriera protettiva per evitare che il danno, così come purtroppo è successo,  si aggravasse? Forse al palazzo erano troppo impegnati con le carte bollate, a rimpinguare faldoni di esposti e denunce (per quanto legittimi per carità), a fare sterili polemiche per pensare di poter fare qualcosa. In situazioni analoghe, si ricorda  a memoria come amministratori di altri comuni vicini per risolvere gravi situazioni di dissesto, sul lungomare o sulla strada statale, si rimboccarono le maniche, intimando gli enti preposti, Anas o Provincia, ad intervenire, altrimenti ci avrebbero pensato le rispettive amministrazioni comunali ad eseguire i lavori in danno agli enti insolventi.
A Sant’Agata invece no… A Sant’Agata la colpa è sempre degli altri… E così quel lungomare tristemente crollato diventa l’emblema di un paese lasciato al suo destino.

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