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Accadde 25 anni fa. Il processo antiracket. Quando i Nebrodi si ribellarono alla mafia

Era l’alba degli anni ’90. Una stagione insanguinata sui Nebrodi, segnata dalla guerra sul territorio da parte dei clan per la spartizione dei proventi del racket delle estorsione. La stagione degli attentati, delle bombe, dei taglieggiamenti ai commercianti, costretti a pagare il pizzo per poter vivere e lavorare. Anni di piombo per la popolazione di Capo d’Orlando, Sant’Agata Militello, di tutta la comunità della provincia messinese e dell’area nebroidea, dove i clan “tortoriciani” avevano imposto il loro controllo. In quell’epoca così oscura, però, il raggio di luce provenne proprio dalle vittime di quei taglieggiamenti. I commercianti, gl’imprenditori dei Nebrodi si ribellarono alle estorsioni, si fecero forza l’un l’altro, si misero assieme e crearono l’associazionismo antiracket, capace di dar vita ad un movimento che ancora oggi in tutta Italia, seppur con sfumature diverse, rappresenta l’eblema della società civile che si schiera a fianco dello Stato ribellandosi al giogo mafioso. Nel 1990 Nacque l’Acio (Associazione Commercianti imprenditori orlandini) seguita a ruota dall’Acis, l’associazione dei commercianti santagatesi. Proprio Sant’Agata pagò un carissimo tributo in quegli anni con gli attentati incendiari ai negozi e le bombe. Fu allora che le denunce degli imprenditori taglieggiati diedero il via all’inchiesta sfociata nel processo che si aprì al Tribunale di Patti il 15 Ottobre del 1991.

Alla sbarra gli estorsori dei Nebrodi, Quegli stessi imprenditori furono testimoni chiave del processo che il 26 Novembre 1992 si concluse in primo grado con 15 condanne per complessivi 108 anni di carcere. Una sentenza che fece giurisprudenza anche perché per la prima volta le associazioni dei commercianti furono riconosciute come parti civili, risarcite per i danni subiti. A ricordare quella pagina di storia, il convegno organizzato dalla FAI (Federazione Antiracket Italiana) presieduta da Pippo Scandurra, al Tribunale di Patti, proprio nell’aula dove fu celebrato quel processo.

copertina antiracketL’occasione è stata data dalla presentazione del libro 1990-2015 “I processi dell’antiracket, una guerra civile mite” di Mariagrazia Gerina e Vincenzo Vasile con la prefazione dell’avvocato Francesco Pizzuto. Qualcuno dei protagonisti dell’epoca, purtroppo, non c’è più. In aula a Patti erano presenti gli imprenditori che ebbero la forza di denunciare e testimoniare, alcuni dei magistrati che furono capaci di scrivere quelle pagine di storia con le loro sentenza, gli avvocati ed i rappresentanti delle forze dell’ordine, in prima linea, oggi come allora, nella lotta alla mafia. C’era il commissario straordinario antiracket, Santi Guffrè, già Questore a Messina, c’era Tano Gasso, storico fondatore dell’Acio ed oggi presidente onorario della Fai, il Procuratore Capo della Repubblica Rosa Raffa, i comandanti provinciali di Carabinieri e Guardia di Finanza, i militari delle Compagnie e delle stazioni del territorio ed i dirigenti dei Commissariati. Al convegno erano presenti anche gli alunni di alcuni istituti superiori pattesi. E proprio alle generazioni del futuro che è diretto il messaggio più limpido, venticinque ani dopo quel processo. Un messaggio di legalità, un esempio indelebile  sulla scorta di ciò che all’epoca era solo cronaca ma che, venticinque anni dopo, può essere definita a pieno titolo una delle pagine più coraggiose ed orgogliose della storia siciliana ed italiana.

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